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Il sorriso di una Chiesa “in uscita” - Azione Cattolica Italiana Arcidiocesi di Palermo

Il sorriso di una Chiesa “in uscita”

Con la nomina del nuovo presidente della Cei, l’arcivescovo di Bologna, il card. Matteo Zuppi, papa Francesco consegna a tutta la Chiesa italiana alcune linee di impegno per i prossimi anni sulla scia del suo magistero: la misericordia, la fraternità, la sinodalità, l’idea di una Chiesa disponibile con l’umanità sofferente e fragile «come un ospedale da campo dopo la battaglia», i pastori che dovrebbero avere «l’odore delle pecore». E il card. Zuppi – preferisce essere chiamato semplicemente “don Matteo” –, il più votato nella terna consegnata al Papa dai vescovi, rappresenta, anche fisicamente e caratterialmente, il tratto del “buon pastore” desiderato da Francesco.

Un sorriso che genera immediata simpatia, un ascolto assiduo e quotidiano con le fragilità e le povertà della condizione umana: quella del card. Zuppi è una storia che profuma di periferie, sempre vicino al disagio sociale, e nello stesso tempo un curriculum che racconta quanto gli siano congeniali il dialogo e la mediazione, come ha dimostrato in alcune negoziati per la pace in Africa. Pazienza, mitezza e ascolto che ha sempre praticato anche nel governo pastorale a lui affidato, sia oggi a Bologna che nel recente passato nella diocesi di Roma, dove ha svolto il servizio dapprima come parroco e poi da vescovo ausiliare.

Il nuovo presidente della Cei ha davanti a sé anni in cui la Chiesa italiana dovrà affrontare diverse sfide. Non è un caso che le prime parole dette da Zuppi, subito dopo la nomina, siano state: “collegialità, sinodalità e carità”. A partire da questi anni marcati dalla pandemia, i vescovi si sono soffermati su alcune questioni fondamentali per la vita della comunità ecclesiale e della società: l’educazione dei giovani, l’importanza delle aree interne del Paese, la sofferenza di famiglie e aziende provate dall’aumento dei prezzi, la guerra, l’unificazione delle diocesi. La pandemia ha messo in risalto un certo scollamento nella percezione del sacro, con la pratica della messa domenicale che tanti fedeli fanno fatica a ritrovare; i numeri delle vocazioni preoccupano e rimane la domanda su come formare i giovani e futuri preti nei seminari. Le diocesi italiane si stanno riorganizzando territorialmente, per venire incontro a un eccessivo spreco di risorse e burocrazia. C’è da valorizzare inoltre il contributo delle donne nella Chiesa. Il card. Bassetti, nella sua Prolusione iniziale alla recente 76esima Assemblea generale della Cei, così scrive: «è tempo di valorizzare la dimensione femminile della Chiesa attraverso scelte concrete, che legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità. Gli ultimi due Motu proprio del Papa, Spiritus Domini (10 gennaio 2021) e Antiquum Ministerium (10 maggio 2021), vanno proprio in questa direzione e attendono adesso dalla Cei e da ciascun pastore la sapienza di una loro declinazione nella prassi ecclesiale quotidiana». Non manca nelle prossime sfide l’impegno per la tutela dei minori e la prevenzione degli abusi. I vescovi hanno approvato una determinazione con cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili. Oltre a implementare la costituzione dei Centri di ascolto, che attualmente coprono il 70% delle diocesi italiane, l’Assemblea ha deciso di attuare un primo Report nazionale sulle attività di prevenzione e sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani negli ultimi due anni e di avviare un’analisi sui dati di delitti presunti o accertati perpetrati da chierici in Italia nel periodo 2000-2021, custoditi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. 

È anche vero che la Chiesa italiana ha già iniziato questo cammino di ascolto con l’avvio del Sinodo. «Stiamo rovesciando la piramide – scrive sempre nella Prolusione di apertura il card. Bassetti –: noi Pastori non siamo più all’inizio di ogni processo ecclesiale, ma siamo piuttosto il terminale di un percorso che coinvolge tante persone di buona volontà. Stiamo cambiando la mentalità comune che delegava tutto al Vescovo». Tra un anno l’ascolto cederà il passo al discernimento sapienziale. Quali sono allora le opportunità che la Chiesa potrà cogliere?

Le priorità, spiega bene il Comunicato finale della 76esima Assemblea, per il secondo anno del Cammino sinodale, «si stanno profilando come “cantieri”, con momenti anche esperienziali, che favoriranno l’ulteriore ascolto delle persone. Le priorità individuate, sotto forma di “cantiere” sono tre: corresponsabilità e formazione degli operatori pastorali, ascolto dei “mondi” (poveri, giovani, donne, professioni, culture…) e snellimento delle strutture ecclesiali. Ogni Chiesa locale, poi, sceglierà un quarto cantiere, sulla base della sintesi diocesana raggiunta alla fine del primo anno di ascolto». 

Infine, il card. Zuppi ha parlato di una «Chiesa che è per strada e cammina nella missione di sempre, ovvero quella che celebreremo a Pentecoste: una Chiesa che parla a tutti, che vuole raggiungere il cuore di tutti e che parla, nella babele di questo mondo, l’unica lingua dell’amore». «Il Cammino sinodale – ha aggiunto – continua nell’ascolto: quando qualcuno ascolta si fa ferire da quello che vive, fa sua quella sofferenza. Ciò che viviamo ci aiuta a capire le tante domande, le tante sofferenze, e quindi anche come essere una madre vicina e come incontrare i diversi compagni di strada». 

Una Chiesa che ascolta è una Chiesa che si mette in sintonia con le domande dell’umanità sofferente. Nella Conferenza stampa finale di Zuppi l’accento infatti va oltre il Cammino sinodale per dire, ancora una volta, quanto la comunità credente debba essere vicina e attenta all’enorme questione delle morti sul lavoro, della violenza sulle donne, delle migrazioni nel Mediterraneo e delle altre guerre che ancora ci sono nel mondo. In questo senso l’Adesione al Trattato Onu di messa al bando delle Armi nucleari è una priorità per tutta la Chiesa italiana.
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