Sono 5,6 milioni gli italiani che vivono in povertà assoluta. Uno ogni dieci. La fotografia impietosa dell’ultimo Rapporto Istat sulla povertà mostra un’Italia con un’economia piegata dalla pandemia e dalle conseguenze di una guerra alle porte di casa. Una guerra che a differenza di tutte le altre che, in contemporanea, si combattono nel mondo ci riguarda direttamente, perché direttamente siamo in campo anche noi, visto che le armi che forniamo agli ucraini per difendersi dall’aggressione russa costano e pesano sulle nostre tasche. Come pesano sulle nostre tasche le sanzioni applicate nei confronti di Mosca e le rappresaglie sul gas che il Cremlino ci indirizza contro.
La crisi sociale che sempre accompagna quella economica di certo è destinata a peggiorare senza una significativa riforma del welfare state attualmente vigente. Una necessità che deriva innanzitutto da una novità di questi tempi: secondo l’Istat la fascia di età più colpita dalla crisi è quella dei giovani, mentre sino al decennio scorso l’infelice primato toccava agli over65. C’è poi un’ulteriore dato che si palesa con evidenza: la condizione di povertà assoluta – che come scrive l’Istat è non essere in grado di assicurare a se stessi una spesa mensile che consenta di avere “uno standard di vita minimamente accettabile” – varia sempre più a seconda del territorio di residenza. Secondo l’Istat, per un adulto che vive in un’area metropolitana del Nord, la soglia di povertà assoluta è pari a una spesa mensile di 852,83 euro, mentre scende a 766,70 euro se la persona risiede in un piccolo comune settentrionale e si abbassa ulteriormente a 576,63 euro se vive in un paesino del Sud Italia. Terzo e ultimo elemento degno di sottolineatura – anche se non propri nuovo – è il dato che riguarda le famiglie con tre o più figli, specie se minori. In questo caso la povertà assoluta tocca il 22,6 %: quasi una famiglia numerosa su cinque vive in povertà assoluta.
Dicevamo dei giovani, i nuovi poveri. Se diamo uno sguardo alla distribuzione del reddito per età, si nota una curva che sale. Dimostrazione che la povertà può colpire più facilmente un giovane che una persona avanti con gli anni. Il dato registrato dall’Istat sulla povertà assoluta dei giovani è più del triplo di quello degli over65. Questo incide molto sul piano sociale, ma per ora poco su quello politico. La verità è che in Italia dall’inizio del nuovo secolo la povertà è un fatto familiare e i poveri sono soprattutto giovani, minori e stranieri. Sarà difficile continuare a ignorarlo.
Vengono in mente le parole di Francesco e il suo recente Messaggio per la VI Giornata mondiale dei poveri, Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cfr 2 Cor 8,9), che si celebrerà il prossimo 13 novembre 2022, attraverso il quale il Papa rinnova l’invito “urgente” a trovare “nuove strade che possano andare oltre l’impostazione di quelle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che unisca i popoli”. E ancora: c’è “una povertà che umilia e uccide”, e c’è “un’altra povertà (quella di Gesù, ndr), che libera e rende sereni”. La povertà che uccide è “la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché impostata dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita”. È contro questa povertà che siamo chiamati a lottare, tutti.
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