Quasi due settimane fa, noi maturandi abbiamo vissuto il nostro ultimo giorno di scuola. All’interno delle 4 mura della nostra scuola, si respirava un’aria diversa: stavamo lasciando le classi che, per 5 anni, ci avevano unito tra compiti, interrogazioni, pianti e gioie condivise. Abbiamo ascoltato il suono della nostra ultima campanella come se fosse quello della nostra canzone preferita, abbiamo assaporato in modo speciale ogni momento di quella giornata che è stata il culmine di un periodo tanto carico di emozioni: dalla simulazione delle prove d’esame, alle ultime interrogazioni, alle canzoni cantate in un grande semicerchio, alle ultime raccomandazioni dei professori.
È stato proprio nel momento dell’ultima campanella che mi sono resa conto di essere cresciuta, di aver affrontato e superato tante delle mie paure in questi anni, di aver incontrato persone che sono state capaci di regalarmi nuovi stimoli giorno dopo giorno. Ho allargato i miei orizzonti, ho provato ad accogliere quanti più consigli possibili e ho fatto tesoro di ogni parola spesa nei miei confronti sia da parte dei professori che dalle mie compagne.
Questo esame rappresenta un momento di passaggio fondamentale nella vita di ognuno. Ci ricorda che, a breve, dovremo iniziare a fare i conti con il mondo degli adulti. Siamo in bilico tra la consapevolezza di star per intraprendere un nuovo viaggio e la nostalgia nel lasciare ciò che abbiamo già costruito.
Dopo giornate intere sui libri con una crescente “ansia da prestazione”, ci ritroveremo su quei banchi, pronti ad affrontare le ultime “prove” del nostro percorso. La classe sarà pervasa da una sensazione di euforia mista a malinconia. Probabilmente, in quei giorni, riusciremo a scorgere la bellezza in ognuno di noi, tra occhi lucidi e gambe tremolanti. Cuore colmo di emozioni e muscoli irrigiditi saranno le prerogative necessarie per affrontare queste ultime tappe.
Mappe concettuali, riassunti e collegamenti rappresentano la routine di ogni maturando. In questo periodo è stato, per me, fondamentale studiare insieme alle mie compagne per attenuare la pressione ma soprattutto per rendere meno pesanti le infinite ore passate sui libri. In fondo ogni prova è meno pesante se distribuita e vissuta insieme a persone che si vogliono bene.
E’ proprio a ridosso della notte prima degli esami che mi chiedo cosa ne sarà di me, della mia classe e dei rapporti che si sono creati. Mi chiedo se, in fondo, mi mancheranno anche questi momenti di studio esagerato. Mi chiedo se, sparsi per l’Italia, in università diverse o nei diversi ambiti lavorativi, riusciremo tutti a ricordarci di questi anni meravigliosi che ci hanno visto cambiare radicalmente, da adolescenti ad adulti.
Probabilmente non vivremo più la stessa magia che abbiamo provato tra i banchi, ma forse è proprio questo che rende questo “ciclo” ancora più speciale poiché come ogni altro ha un punto d’inizio e uno di fine. Sta a noi portare tutti i pianti, i litigi ma anche le risate, la spensieratezza e tutte quelle sensazioni che hanno contribuito a renderci le persone che siamo oggi.
Gli esami mi appaiono come una grande montagna da dover ancora scalare ma sono sicura che, presto, realizzerò che, nel libro della nostra vita, si è appena concluso il capitolo che riporta il titolo “Gli anni migliori”.
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