«Lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l’ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro Paese. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione», così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A fargli eco il card. Matteo Zuppi, Presidente della Cei, con una Nota sulla situazione politica in cui, dopo aver ringraziato «il Presidente Draghi e tutto il governo da lui presieduto per lo sforzo di questi mesi così difficili e per il metodo di lavoro che lo ha distinto», sottolinea: «In questo momento così decisivo e pieno di rischi per l’Italia e l’Europa, desidero rinnovare il forte appello alla responsabilità individuale e collettiva per affrontare la prossima scadenza elettorale».
Le preoccupazioni del Presidente Mattarella e l’appello alla responsabilità del card. Zuppi sono le nostre preoccupazioni e il nostro appello. Così com’è nostra – lo diciamo subito – la certezza che le istituzioni democratiche del Paese sapranno ancora una volta superare indenni questo difficile momento storico, pur gravido di problemi e che certo avrebbe richiesto un esito parlamentare diverso alla crisi del Governo Draghi, che ha portato alla conseguente e ineludibile decisione di sciogliere anticipatamente il Parlamento: nel pieno di una crisi economica e climatica senza precedenti, con l’inflazione che galoppa, con una guerra alle porte di casa, che non si sa quando finirà, sempre pronta a diventare nucleare, con il prezzo dell’energia alle stelle e con una dipendenza energetica del Paese senza precedenti che rischia di affossare i bilanci delle famiglie e delle imprese italiane.
L’immobilismo che fa male al paese
Soprattutto a preoccupare è la sensazione che il nostro sia un Paese sostanzialmente fermo, ripiegato su sé stesso, incapace di prendere in mano il proprio destino, perché sempre più diviso e rancoroso, sempre più impaurito e sfiduciato, sempre più carico di diseguaglianze. Con una politica che appare avvitata su se stessa e sempre meno capace di alzare lo sguardo oltre l’immediato tornaconto tattico per proporre un progetto di futuro.
Il dibattito politico dentro e fuori il Parlamento si è mostrato, specie in questi ultimi giorni, sempre più avvolto in dinamiche di personalizzazione esasperate, che lo hanno portato a perdersi dentro un circolo vizioso di dichiarazioni, repliche e controrepliche molto spesso sconnesse dalla realtà, distanti rispetto ai bisogni e alle speranze delle persone e dei territori.
Si voterà il prossimo 25 settembre
Abbiamo dunque innanzi a noi lunghe settimane di campagna elettorale che renderanno questa estate ancora più torrida. La nostra speranza è che un sussulto di concretezza e pacatezza giunga a rinfrescare l’aria. Il Paese ne ha bisogno, per affrontare le crisi di oggi e le contrapposizioni di sempre: tra Nord e Sud, tra chi abita in un territorio dinamico e affacciato sull’Europa e chi invece teme di non potersi costruire un futuro se non abbandonando la propria terra. Tra adulti e giovani che faticano ad ascoltarsi reciprocamente, tra italiani impauriti e migranti in fuga dalla morte. Tra cittadini e istituzioni, tra politica e società. Superando – almeno questa volta – l’incapacità della società italiana di pensare il proprio futuro.
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