La vicenda della Wärtsilä, proprietaria dello stabilimento produttivo noto come “Grandi Motori Trieste” di cui ha deciso di cessare le attività industriali, ha sollevato grande preoccupazione nella comunità triestina, innanzitutto presso i 450 lavoratori, e rispettive famiglie, più altrettanti nell’indotto, che a breve si troveranno senza lavoro. I motivi paiono legati a riorganizzazioni interne alla multinazionale finlandese, e non a una vera e propria crisi industriale. Ecco perché la crisi della Wärtsilä a Trieste è un fatto che ci deve interessare.
Crisi Wärtsilä a Trieste: la città si è mobilitata
Sindacati e RSU aziendale raccontano, increduli, di una realtà attiva, produttiva, orientata alla sostenibilità, a cui la proprietà aveva dato fino a poco tempo fa rassicurazioni sulle prospettive di investimento, anche se negli anni è continuato lo stillicidio di esuberi. La città si è mobilitata, in maniera trasversale e unitaria come non si vedeva da molto tempo, di fronte all’ennesimo scippo che ne sta tagliando le radici industriali: siamo ancora alle prese con la crisi della Principe e della Flex, e adesso Wärtsilä.
Il 21 luglio i lavoratori hanno chiamato la cittadinanza a radunarsi in piazza Unità d’Italia, cuore pulsante della città: 2000 persone hanno risposto, dal sindaco al vescovo, dai sindacati a Confindustria al presidente della Regione, a molti comuni cittadini solidali. Tra di essi c’era anche l’Azione cattolica di Trieste, che ha tra i propri aderenti e simpatizzanti diversi lavoratori Wärtsilä.
In quella piazza ricca di popolo Ac ha voluto testimoniare con la presenza fisica, la propria prossimità e il desiderio di camminare a fianco.
E adesso?
Le parti sociali annunciano battaglia, anche per tutelare un patrimonio inestimabile nell’industria cantieristica italiana, e la mobilitazione per i lavoratori continua, tra presidi di fronte alla fabbrica, tavoli ministeriali e prefettizi, e prossime manifestazioni in piazza a cui non mancheremo (appuntamento il 4 agosto). La nostra associazione diocesana continuerà a mobilitare la propria prossimità, dialogando con i lavoratori in bilico, aderenti e non aderenti, offrendo e cercando il sostegno possibile, interloquendo con altre associazioni a noi vicine, intervenendo nel dibattito culturale che deve offrire una testimonianza diversa dallo status quo che tratta il lavoratore come una “risorsa usa e getta”, lasciando sempre accesa la luce delle nostre coscienze su queste vie dolorose. Perché già da oggi e in futuro sappiamo essere profeti in tutti gli ambienti e gli ambiti che la vita propone.
*L’autore dell’articolo è presidente dell’Azione cattolica di Trieste
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