Una GMG da spettatore. Non più giovane, non più guida del gruppo giovani! Vado a Lisbona per dare supporto al Gruppo Giovani AC a ai suoi animatori. Questo era il sentimento prima della partenza.
Gli animatori del Gruppo Giovani/Giovanissimi della mia parrocchia sono alla loro prima esperienza come guide in un evento di queste dimensioni, hanno nel gruppo un ragazzo disabile accompagnato dalla madre e quando mi chiedono se voglio essere parte del gruppo, alcune domande mi interrogano:
me lo chiedono perché hanno bisogno di un supporto?
me lo chiedono come riconoscenza per averli guidati nelle altre GMG?
Non lo so!
E ancora: un adulto alla GMG è fuori luogo?
Qualche giorno di titubanza e poi sento che devo andare! Sento però che devo essere una presenza discreta quasi invisibile e lasciare che siamo loro, che oggi accompagnano i giovani, a guidarli in questa esperienza.
E allora dopo 5 GMG vissute a coordinare, guidare gruppi parrocchiali e diocesani stavolta saranno i giovani che mi dovranno dare le indicazioni, informarmi su programma, eventi e spostamenti. Non sarà facile per un appassionato delle GMG viverla così ma è quello che da adulto sento di dover fare.
Con questi presupposti sembrerebbe che per un adulto la sesta Giornata Mondiale dei Giovani possa riservare cose già viste, emozioni leggere, noia, delusione. E invece non è stato così, non è mai così!
Il miracolo delle GMG è riuscire a dire sempre qualcosa di nuovo, saper parlare alla vita dei giovani e di coloro che li accompagnano in questa avventura.
È Cristo che sorprende attraverso la Parola sempre nuova del Vangelo, la voce del Papa, dei vescovi ma soprattutto attraverso le parole, i visi, la gioia e le lacrime dei giovani protagonisti.
Questa GMG mi ha raccontato l’amore, il coraggio, la caparbietà di una madre nell’accompagnare il proprio figlio a vivere un’esperienza che sembrava impossibile per un giovane nella sua situazione; mi ha raccontato l’attenzione degli altri giovani compagni di viaggio sempre pronti a offrire loro sostegno; mi ha raccontato di giovani gioiosi e sensibili, allegri e generosi, festosi e responsabili, giovani che vogliono essere protagonisti del loro e nostro futuro, giovani capaci di generare il suono della festa e di cogliere la grandezza del silenzio e della preghiera, giovani con lo sguardo rivolto al mondo e l’orecchio attento alla voce di Dio.
E se alla fine le domande che mi sono posto prima della partenza sono rimaste senza risposta mi rimane la gioia di aver vissuto questa esperienza come un giocatore in panchina: ogni tanto sono stato chiamato a scendere in campo per incoraggiare, ascoltare, aiutare, dare qualche consiglio ma principalmente sono stato spettatore di una partita che la squadra ha saputo giocare bene, che i giovani allenatori hanno saputo impostare al meglio e che mi fa guardare con maggiore ottimismo al futuro della mia parrocchia.
Le giornate di Lisbona hanno rafforzato la mia convinzione che la Chiesa ha un grande bisogno di giovani ma che adulti e giovani insieme possono essere una risorsa preziosa se ciascuno scopre e vive il suo ruolo e soprattutto se noi adulti sappiamo dare loro fiducia, se sappiamo essere quella presenza discreta di cui hanno bisogno: presenti per offrire sicurezza ed esperienza e discreti per lasciarli liberi di inventarsi e di inventarci il futuro.
Gabriele Pisanu – incaricato adulti Sardegna
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