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Gino Pistoni. Testimone di pace - Azione Cattolica Italiana Arcidiocesi di Palermo

Gino Pistoni. Testimone di pace

«Offro la mia vita per l’Ac e per l’Italia. Viva Cristo Re!»: sono le ultime parole e il testamento spirituale di Luigi Pistoni, detto Gino, scritte sulla tela del suo tascapane prima che si compisse il suo martirio. Il 25 luglio del 1944, mentre partecipava ad un’azione partigiana nella valle di Gressoney, il suo reparto dovette ingaggiare un combattimento contro le truppe nazifasciste che ripiegavano dopo aver fatto saltare il ponte di Tour D’Héreraz. Nel corso della battaglia, Pistoni si attardò per aiutare un repubblichino della Rsi ferito e, nel successivo conflitto a fuoco che ne scaturì, venne raggiunto da una scheggia di mortaio che gli recise l’arteria femorale e mise termine alla sua esistenza dopo pochi minuti di agonia. Aveva solo 20 anni.

Nell’80esimo anniversario della morte del giovane partigiano impegnato nell’Azione cattolica della sua Ivrea, il 24 e 25 luglio scorso, l’Ac diocesana in collaborazione con l’Anpi di Ivrea, Basso Canavese e Mont Rose e le amministrazioni locali hanno celebrato la memoria di Gino Pistoni, oggi Servo di Dio, la cui causa di beatificazione è in corso, a testimonianza della sua vita vissuta con fede e altruismo. Due giornate di commemorazione che hanno rappresentato non solo un omaggio al giovane partigiano ma anche un momento di riflessione sul valore della Resistenza e del sacrificio per la libertà.

Notarstefano: «La sua fu una “scelta religiosa” ante litteram»

Presente alla tavola rotonda “Gino Pistoni e la Resistenza nonviolenta 80 anni fa e oggi” nella sala Santa Marta del comune di Ivrea, la sera di martedì 24 luglio, il presidente nazionale dell’Ac, Giuseppe Notarstefano, ha posto l’accento sulla dimensione spirituale della vicenda umana di Pistoni: «La sua fu una “scelta religiosa” ante litteram, frutto di una profonda formazione e adesione agli insegnamenti del Vangelo, che lo resero pronto allo stesso tempo agli impegni e alle responsabilità che la storia gli mise davanti. E rispetto ai quali Gino non esitò, prendendo parte alla Resistenza come desiderio di libertà e di pace generato dalla sua fede». Per il presidente dell’Ac «Pistoni rappresenta – inoltre – un mirabile esempio di “cura associativa”. La grande scoperta che era stata per lui l’Azione cattolica, infatti, avrebbe voluto che fosse non solo per sé ma che diventasse la scoperta dei suoi amici e dei suoi compagni; che incarnasse un legame profondo di vita e di fede». Quella del giovane partigiano cattolico ucciso mentre cercava di salvare un nemico ferito è però innanzitutto «una testimonianza di pace». Per Notarstefano: «Gino Pistoni è un “costruttore di pace”, nel momento stesso che sceglie di andare incontro al nemico senza armi per soccorrerlo, ci indica che un’opposizione non violenta alla guerra è possibile».

Ultimo messaggio di Pistoni scritto col sangue sulla tela del tascapane.Isacem, Fondo Giac, b. 779, fasc. Gino Pistoni

Mons. Giuliodori: «Pistoni incarna il coraggio e la dedizione di tanti giovani di Ac»

La Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ac e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore presso la Chiesa di Tour D’Hereraz ha aperto gli appuntamenti di giovedì 25 luglio, proseguiti con un incontro pubblico presso la Casa Alpina Gino Pistoni a Gressoney St. Jean e conclusi con il ricordo della Battaglia partigiana della Valle del Lys. Il vescovo Giuliodori durante l’omelia ha sottolineato l’amore per la vita del giovane Pistoni, di come «a 18 anni, aderendo all’Azione cattolica ha trovato le ragioni per realizzare una vita interamente e profondamente cristiana, come lui stesso scrive nella preghiera di consacrazione in occasione della sua adesione alla “Società operaia”, un’associazione fondata sulla spiritualità del Getsemani, il Giovedì Santo 1944: “Ti ringrazio di avermi chiamato due anni fa a far parte dell’Azione cattolica e di aver dato alla mia vita uno scopo che la rendese degna di essere vissuta…”». Un amore per la vita che per l’assistente generale dell’Ac «incarna il coraggio e la dedizione di tanti giovani, tanti laici e sacerdoti di Ac, che, durante la guerra, scelsero di opporsi al fascismo e di lottare per un futuro migliore». Tra questi «1.481 furono i morti, dei quali 112 insigniti di medaglia d’oro per la Resistenza, 384 d’argento e 358 di bronzo. Il loro esempio continua a ispirare tanti giovani, evidenziando l’importanza di mantenere viva la memoria storica e i principi di giustizia e solidarietà».
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