Stiamo attraversando un tempo in cui abbiamo bisogno che lo spirito sinodale si radichi nel nostro modo di essere Chiesa. «Sono convinto che questo è ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Che riacquisti la consapevolezza di essere un popolo in cammino e di doverlo fare insieme. Pertanto, vorrei chiedervi di incoraggiare con questo spirito i gruppi di Azione cattolica nelle varie Chiese locali. In uno spirito sinodale dobbiamo imparare ad ascoltarci reciprocamente, a re-imparare l’arte di parlarci senza barriere e pregiudizi, anche e in modo particolare, con coloro che sono ai margini, per cercare “la vicinanza che è la via di Dio”».
Le parole di papa Francesco (alla fine dell’articolo è possibile scaricare il Messaggio nell’originale spagnolo, mentre cliccando a questo link è possibile visionare la traduzione in italiano a cura del Fiac) arrivano chiare al Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac) che si è riunito il 26 e il 27 novembre a Roma in modalità on line per celebrare la sua ottava assemblea, Azione cattolica. Passione per un’umanità rinnovata in Cristo. Hanno aperto i lavori Rafael Ángel Corso, attuale Coordinatore Fiac e Giuseppe Notarstefano, Presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, con un messaggio video di saluto del card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.
La prima sessione della conferenza internazionale è stata dedicata all’analisi della presenza dell’Azione cattolica nel mondo – realtà, priorità, difficoltà e sfide – con interventi dai 4 continenti rappresentati nel Fiac, mentre la presidente dell’Azione cattolica di Spagna, Eva Fernandez Mateo, ha indicato gli elementi fondamentali del Magistero di papa Francesco rivolto all’Azione cattolica così come recepito e vissuto dalle associazioni di tutto il mondo, e l’assistente ecclesiastico del Fiac, mons. Eduardo Garcia, vescovo di San Justo (Argentina), ha introdotto una riflessione sul Sinodo alla luce della Parola.
Fraternità, dialogo, pace e amicizia sociale
«L’Azione cattolica nel mondo è e vuole essere sempre più efficacemente – ha affermato il coordinatore del Fiac, Rafael Ángel Corso – una chiara testimonianza di fraternità e amicizia sociale in questo mondo ferito. Insieme a papa Francesco e ai nostri vescovi cerchiamo di affrontare le grandi sfide del tempo presente: il grido dei poveri e il grido della terra, la necessità di un nuovo modello di sviluppo umano integrale che risponda alla crisi di senso e di fede di un’umanità che vive l’enorme contrasto tra conquiste tecnologiche e aumentate possibilità da un lato e, dall’altro, enormi danni ambientali e nuove schiavitù».
La seconda sessione dei lavori, domenica 27, ha visto il saluto via video del card. Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale. Una tavola rotonda, introdotta e coordinata da Sandro Calvani, presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto Giuseppe Toniolo per il diritto internazionale della pace, ha aiutato a riflettere sulle parole che l’enciclica Fratelli Tutti indica come necessarie per la convivenza umana: fraternità, dialogo, pace e amicizia sociale. Ha concluso la due giorni l’intervento video del Patriarca di Gerusalemme, Pier Battista Pizzaballa.
Le parole del Papa
Ma sono sempre le parole del Papa a incoraggiare il lungo lavoro da fare per il Sinodo. Francesco si augura che anche i responsabili del Fiac non cadano nella tentazione dello strutturalismo istituzionale che progetta e organizza statuti, regolamenti e proposte ereditate, buone e utili tempo fa ma che forse oggi non sono significative.
Papa Francesco, in questo senso, ha rilasciato al Fiac alcun tracce di cammino.
Primo: ascoltare gli uomini, le donne, gli anziani, i giovani e i bambini concreti, nelle loro realtà, nelle loro grida silenziose espresse nei loro sguardi e nei loro pianti profondi. «Tenete le orecchie aperte per non dare risposte a domande che nessuno pone, né per dire parole che nessuno è interessato a sentire e che non servono a nulla. Ascoltate con orecchie aperte alla novità e con un cuore samaritano».
Secondo: ascoltare il battito dei segni dei tempi, la Chiesa non può stare ai margini della storia, presa dai propri affari. La Chiesa è chiamata ad ascoltare e vedere i segni dei tempi, per fare della storia, con le sue complessità e contraddizioni, una storia di salvezza. «Dobbiamo essere una Chiesa vitalmente profetica, con segni e gesti che mostrino che esiste un’altra possibilità di convivenza, di relazioni umane, di lavoro, di amore, di potere e di servizio».
Infine, abbiamo bisogno di ascoltare la voce dello Spirito. In ogni epoca, lo Spirito ci apre alla sua novità; «insegna sempre alla Chiesa il bisogno vitale di uscire, il bisogno fisiologico di annunciare, di non rimanere chiusa in sé stessa». Mentre lo spirito mondano ci spinge a concentrarci solo sui nostri problemi e interessi, sulla necessità di essere rilevanti, sulla difesa tenace della nostra appartenenza e del nostro gruppo, «lo Spirito ci libera dall’ossessione delle urgenze e ci invita a percorrere strade antiche e sempre nuove: quelle della testimonianza, della povertà e della missione, per liberarci da noi stessi e mandarci nel mondo».
Il nuovo Segretariato
Al termine dei lavori, c’è stata l’elezione del Segretariato che guiderà l’attività del Fiac nel quadriennio 2023-2026.
Il nuovo Segretariato è composto dai rappresentanti di Italia, Argentina, Burundi (membri di diritto del Segretariato) e da un Paese espresso da ognuno dei 4 continenti in cui è presente l’Azione cattolica: Filippine (Asia), Spagna (Europa), Messico (America) e Senegal (Africa).
L’Assemblea, infine, ha anche accolto l’Ungheria tra i Paesi membri che salgono così a 26: Albania, Austria, Italia, Malta, Polonia, Romania, Spagna, Svizzera Ticino, Argentina, Colombia, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay, Venezuela, Filippine, Myanmar, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Senegal, Uganda.
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