Nove maggio. Festa dell’Europa. Per i più giovani sarà un momento di festa quasi banale. Per loro l’Europa è un fatto compiuto perché abituati a viaggiare in lungo e in largo per il vecchio continente usufruendo di voli a basso costo o treni TGV europei, ad assistere alle coppe europee di calcio, a passare le vacanze sulle piste di sci austriache o a crogiolarsi sulle spiagge spagnole, a visitare capitali romantiche o aperte a un futuro avveniristico, a compiere cammini già percorse dai pellegrini nel medio-evo, a comperare mobili svedesi, cantare in inglese, mangiare lo yogurt greco o la paella spagnola, a bere birra belga.
Ai loro occhi sfuggono le ragioni di due guerre vissute dai loro bis-nonni o dai loro nonni. A loro desideriamo tramandare questi ricordi che essi rivivono oggi – nel contesto storico diverso – assistendo sui social alle immagini di quella immane tragedia che sta vivendo il popolo ucraino.
Per ben due volte, nel secolo scorso, l’Europa è stata devastata da due guerre mondiali che l’avevano ridotta a un cumulo fumigante di ceneri e di fango, depredata da soldataglie che uccidevano bimbi, giovani, donne inermi. Anche allora turbe di profughi fuggivano dalle case distrutte, si frugava tra rovine e immondizie per trovare un po’ di cibo, al rombo dei cannoni rispondevano i lamenti dei moribondi.
Anche allora ci si ammazzava per occupare terre, il cui sottosuolo era ricco di ferro e di carbone, materie prime per l’industria bellica. È il caso della Mosella (oggi Lorena) e dell’Alsazia, due terre francesi al confine orientale della Francia con la Germania, divenute due volte tedesche e ritornate a essere francesi.
Robert Schuman (1866 – 1963) è oriundo di quelle terre. Dopo la prima guerra, è eletto deputato all’Assemblea nazionale francese; lo sarà nuovamente dopo che la sua Mosella sarà liberata nuovamente dal terzo Reich. Sarà nominato ministro delle Finanze, presidente del Consiglio, ministro degli Esteri, ministro della Giustizia. In tutto il suo impegno politico, Schuman ha una meta da perseguire: riconciliare il suo paese con la Germania per porre le basi di una comunità sovra-nazionale che tolga di mezzo le cause di guerre. Se tre guerre per il possesso delle ricchezze minerarie sono incominciate da lì, da lì occorreva cominciare per costruire la pace.
Il 9 maggio 1950 rompe gli indugi e annuncia a tutto il mondo che la produzione di carbone e ferro saranno sottoposti a un’unica autorità indipendente e sovra-nazionale: nascerà la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (C.E.C.A.). Gli storici fanno iniziare da questa data il processo d’integrazione europea, che attraverso realizzazione concrete, porterà, passo dopo passo, all’unità politica dell’Europa per salvaguardare la pace: «L’Europa non è stata fatta e abbiamo avuto la guerra», dirà Schuman nella sua dichiarazione. Alla proposta di Schuman aderiranno i paesi del Benelux, l’Italia di De Gasperi e la Germania di Adenauer.
Il desiderio di pace invocato da Schuman andava al di là degli stratagemmi militari e politici; per lui la pace era un imperativo categorico da raggiungere, una promessa ispirato dalla fede che lo animava, la stella polare che gli aveva indicato la rotta di tutta la sua vita: riconciliare Germania e Francia perché sa che è il perdono che spezza le catene del male. Non lo fa per dabbenaggine, per debolezza o per fragilità: è la fortezza del suo animo, il coraggio dimostrato in tante occasioni che lo spingono a superare enormi difficoltà – la diffidenza degli alleati, la sfiducia del Parlamento, l’astio dei suoi compatrioti verso i “crucchi”, il risentimento degli ex nemici – per compiere un atto che diverrà la pietra angolare della casa comune europea.
E assieme al perdono offre la solidarietà tra i popoli, la prosperità che proviene dal condividere un’economia armonizzata che non è al servizio della finanza, ma del lavoro, l’unità nella diversità tra i popoli. Schuman è un rammendatore dell’esistenza: cerca di dirimere i conflitti, sa mediare e non imporre il suo potere, si sforza per riconoscere la parte di verità presente nelle opinioni degli altri.
Per aver vissuto in modo eroico le virtù cardinali e le virtù teologali, l’operatore di pace Schuman è stato dichiarato venerabile e viene proposto come testimone del Vangelo soprattutto per chi opera in politica, nell’impegno sociale, nel sindacato, nel volontariato, ai cristiani tutti che, come sentinelle, operano per la pace e per l’unità dei popoli perché – come scrive Leone Tolstoi – «non è possibile purificarsi da solo o da soli, purificarsi sì, ma insieme, separarsi per non sporcarsi è la sporcizia più grande».
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