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Giustizia e pace si baceranno - Azione Cattolica Italiana Arcidiocesi di Palermo

Giustizia e pace si baceranno

Colui che crede non cerca una pace qualsiasi, ma quella che il Vangelo ci dona e ci chiede. Quella che nasce dal volgere lo sguardo al Crocifisso, cioè a una vita data per amore. Che nasce cercando lo sguardo dell’altro in modo disarmato e libero. È questo che può generare uno spirito di mitezza e libertà.La pace chiede cuori puri, capaci di perdonare, non di dimenticare. Cuori capaci di porgere l’altra guancia senza per questo rinunciare alla giustizia, senza rinnegare la verità. Solo così saremo in grado di testimoniare e dunque educare veramente alla pace. Superando le semplificazioni che troppo spesso vengono usate per spiegare e giustificare il nostro come l’altrui agire. 

Non è una pace semplice, è una pace vera 

Non è una pace semplice, ma è una pace vera. Una pace che costa, ma che riempie. Una pace totalizzante ed esigente. Scrive Enzo Romeo a proposito della Laudato si’ di papa Francesco: «L’ecologia della pace di papa Francesco punta a riunire l’umanità intera sotto il vincolo dell’unico Padre creatore: uomini e territorio, cosmo e società sono tra loro collegati, nel bene e nel male. Una perversa connessione lega inquinamento e povertà, speculazione economico-finanziaria e cultura dello scarto. Senza giustizia non c’è pace, senza pace non c’è salvaguardia dell’ambiente. Combattere la povertà e l’esclusione è prendersi cura della natura. Si tratta di salvare l’uomo dall’autodistruzione ed edificare la società nella fratellanza e nel rispetto dell’ambiente» (Introduzione a Pace. Le parole di Francesco, Editrice Ave, 2016). 

Sono (e siano) banditi, allora, gli egoismi nei rapporti tra le nazioni, la violazione del diritto alla vita e della dignità umana, che hanno sempre prodotto nel corso dei secoli tragedie e devastazioni.La crisi delle relazioni internazionali, non solo in Europa, riflette in realtà la crisi dell’uomo contemporaneo e la sua paura dell’altro. Trova le sue ragioni più profonde nella distanza incolmabile che separa la tutela dei diritti di un singolo (… gruppo, popolo, Stato) dai diritti del resto del mondo. Si tratta di fenomeni che recentemente hanno trovato sponda in molte democrazie occidentali, dove il sentimento nazionalista e autarchico è stato determinante per indubbie quanto a volte sconcertanti affermazioni elettorali. 

La pace cui ci richiamano il Vangelo e il magistero di Francesco, come per i suoi predecessori, richiede che la politica produca risposte nuove e convincenti alle questioni di carattere globale. Progettando il futuro degli italiani e della comunità internazionale non sulla paura ma sulla speranza. 

Il ruolo del diritto internazionale

La convivenza umana, infatti, è inequivocabilmente condizionata da fattori e (dis-)equilibri di portata planetaria. Il destino dell’umanità intera, in una prospettiva non contingente, non può trovare sviluppo e compimento negli spazi decisionali rimessi alla sovranità statale. Implica scelte sull’utilizzo di beni comuni di carattere universale con il necessario coinvolgimento di una pluralità di attori internazionali, statali e non. Crediamo che il diritto internazionale sia la via maestra per l’edificazione della pace tra i popoli e gli Stati. La politica estera e le relazioni internazionali siano, dunque, sempre improntate al dialogo e alla riconciliazione, fondate sempre non sul “diritto della forza” ma sulla “forza del diritto”.

Il futuro dell’umanità intera dipende da quanto saremo capaci di rifondare i rapporti tra esseri umani all’insegna della giustizia; investire sull’educazione delle nuove generazioni; irrobustire in loro il desiderio di abitare il mondo con passione e responsabilità; realizzare esperienze concrete di fratellanza e solidarietà senza confini. 

Alla base dei conflitti e delle ingiustizie del mondo contemporaneo vi sono – non lo ripeteremo mai abbastanza – storie di egoismo quotidiano, piccoli e grandi tradimenti del nostro essere umani e, dunque, del nostro essere chiamati per vocazione alla fraternità, alla condivisione, alla reciproca promozione, e non allo scontro, alla divisione e all’inganno. 

Abbiamo bisogno di costruttori di pace 

C’è bisogno, allora, di costruttori di pace. Serve promuovere politiche per la costruzione e la diffusione di una cultura della pace: attraverso l’educazione e la ricerca, la promozione dei diritti umani, lo sviluppo e la solidarietà nazionale e internazionale, il dialogo interculturale e l’integrazione. C’è bisogno di disarmare i cuori ma anche gli arsenali. Con azioni di monitoraggio dell’attuazione degli accordi internazionali. Promuovendo studi e ricerche per la graduale razionalizzazione e riduzione delle spese per armamenti e la progressiva riconversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa. C’è bisogno di promuovere una difesa civile non armata e nonviolenta. Con particolare riguardo ai corpi civili di pace e al servizio civile quali strumenti di intervento nonviolento della società civile, nelle situazioni di conflitto e in contesti di violenza strutturale e culturale. C’è bisogno di prevenzione e riduzione della violenza sociale e promozione di linguaggi e comportamenti liberi dall’odio. Quest’ultima azione richiede, in particolare politiche di istruzione attente all’educazione alla nonviolenza, alla trasformazione positiva dei conflitti, alla tutela dei diritti umani e al mantenimento della pace.C’è bisogno, infine, di sviluppare una cultura della mediazione sociale, della riconciliazione e giustizia riparativa. Promuovendo misure concrete di “riparazione” alla società del danno commesso dal reo.

La pace si costruisce giorno dopo giorno

La sfida per una nuova politica di pace è di affiancare ai consueti strumenti di gestione “ordinaria” un’azione radicale di cambiamento al sistema di vita delle nostre società. Una politica che faccia della pace uno specifico campo di azione dell’attività politica e di governo. Solo costruendo giorno dopo giorno la pace si genera un tessuto sociale positivo. Un tessuto sociale che superi le forze disgreganti, i populismi e le crisi. In grado di reagire alle spinte violente che scaturiscono dai conflitti sociali ed economici e dalle tensioni delle periferie dell’emarginazione. In altre parole – come ci ricorda papa Francesco – «fare la pace nelle piccole cose di ogni giorno, ma puntando all’orizzonte di tutta l’umanità» (ivi, pag. 76).

*Vocabolario della fraternità è un dossier pubblicato sull’ultimo numero di Segno nel mondo. Clicca qui per leggerlo in versione integrale
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