Il tempo dell’estate che stiamo vivendo per molti non può essere considerato sinonimo di viaggi e vacanze. Vacanze che nel nostro Occidente industrializzato si sono imposte spesso come un obbligo morale. Segnando una profonda frattura rispetto al passato dove questa realtà tra le popolazioni delle società agricole era praticamente sconosciuta.
Anche quest’anno, i dati diffusi dall´Istat a livello nazionale sottolineano come molte famiglie italiane facciano fatica ad arrivare alla fine del mese. E come i rincari del costo della vita non consentano di far fronte a spese impreviste o a mettere da parte risparmi. Situazioni di vita molto concrete, a tratti nascoste, ma che secondo i rapporti dell’Istituto sono in crescita anche al Nord, dove generalmente i redditi sono mediamente più alti che in altre zone del Paese. Un quadro di questo tipo lascia facilmente intendere come molte famiglie siano state costrette a fare a meno di quella che generalmente viene considerata “vacanza”.
Ma andare oltre i numeri di un’indagine di questo tipo significa dare un volto concreto a queste cifre. Significa scoprire nella trama delle nostre relazioni quotidiane nomi e storie che rischiano di restare anonimi nella sterilità di un’indagine.
Dare un volto ai numeri di una statistica come questa ci porterà inevitabilmente a riflettere sul significato autentico della parola “solidarietà”. E sullo stile di quella che viene – forse troppo facilmente – chiamata “solidarietà”. Da un lato c’è la forte tentazione di intenderla esclusivamente come un dovere di soccorrere chi ha meno oppure, in maniera restrittiva, come elemosina da elargire, magari con un cuore distratto e per nulla coinvolto nella storia di chi si ha di fronte.
Per molti, però, il tempo dell’estate si sta trasformando in una preziosa occasione per recuperare il senso della solidarietà autentica. Come lo spazio in cui riscoprire la propria umanità. Solidarietà come vincolo che abbraccia tutti gli uomini e che parte dal cuore. Solidarietà come virtù, che ispira i propri pensieri e il proprio agire, da non confondersi con un pietismo di basso profilo. Una solidarietà che restituisce dignità all’altro, nello spazio unico e non scontato di una relazione “a tu per tu” che è capace di andare in profondità.
Storie di solidarietà come queste esistono anche se fanno meno notizia.Si pensi al servizio quotidiano e silenzioso di numerosi volontari che si prendono cura dei più poveri, all’ascolto degli emarginati o alla scelta di trascorrere parte della propria estate all´estero in progetti di aiuto e volontariato verso i bisognosi. Si pensi alle tante altre forme concrete di servizio. Com’è il costruire una rete di rapporti con chi ci sta accanto nelle nostre città. Al regalare loro compassione, attenzione e vicinanza con i propri cari.I racconti dei volontari testimoniano come il ritagliarsi nel tempo libero dell´estate uno spazio per una solidarietà che abbia il sapore evangelico di intimità, di cura e di famiglia sia in grado di riempire di senso le proprie vacanze.
Accanto ad uno spazio di giusto riposo dalle fatiche ordinarie, allora, chissà che anche per noi questi giorni di estate non possano diventare un tempo prezioso, nell’ascolto dello Spirito, per accrescere la propria umanizzazione nell’autenticità dei rapporti umani.
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