In questi giorni di studio intenso e di forti emozioni, abbiamo chiesto a due persone una mano per aiutarci a riflettere su quanto sia denso questo periodo. Samuele e Nicola affronteranno l’esame di stato quest’anno, ma sotto due profili diversi: Samuele è uno studente di quinto e viene da Pavia, mentre Nicola viene da Cosenza, nella vita fa il prof di italiano, e anche lui per la prima volta sarà impegnato come membro di commissione d’esame nel valutare i suoi alunni. Speriamo che le loro parole possano contribuire a trasmettere fiducia a tutti i ragazzi e le ragazze che sono alle prese con la maturità, e che la condivisione delle loro emozioni a mezzo di questa intervista doppia possa far sentire tutti accompagnati e ricordare che non si è soli in questa esperienza.
Quanto ha inciso la pandemia sul percorso scolastico di chi sosterrà l’esame quest’anno?
Samuele: La pandemia è stata sicuramente una parte molto importante del percorso scolastico mio e dei miei coetanei. La fase principale della pandemia l’abbiamo vissuta nel passaggio tra il secondo e il terzo anno che è uno dei momenti più significativi delle superiori. Ci ha rallentati sicuramente nel completare i programmi delle varie materie, portando quindi ad accelerare lo studio di determinati argomenti. Credo che adesso siamo pronti ad affrontare la maturità, ma spero si tenga conto del fatto che siamo anche noi studenti che nel loro percorso hanno trovato un “ostacolo” in più.
Nicola: Sicuramente i ragazzi che stanno sostenendo in questi giorni l’esame di maturità hanno vissuto un’interruzione forte e dolorosa durante il percorso scolastico: credo che siano stati anni difficili che hanno tolto serenità e concentrazione allo studio, alle relazioni nel gruppo-classe, alla progettualità di noi docenti. Tuttavia in questi anni, prima che dalle aule scolastiche, abbiamo dovuto imparare direttamente dalla vita, spero che siano stati esercizio di cittadinanza e di consapevolezza per abitare anche la crisi, nonostante il prezzo in termini formativi sia stato davvero grandissimo.
Quali sono i ricordi che porti dietro dai tuoi anni alle superiori?
Samuele: Mi porto e mi porterò sicuramente il ricordo di quelle risate spontanee, di quelle “cavolate” fatte tutti insieme, delle lezioni che a volte non sembravano finire. La mia classe è stata dall’inizio alla fine un gruppo unico, coeso e pronto ad aiutarsi, a superare insieme verifiche e interrogazioni o momenti difficili che ci siamo trovati ad affrontare singolarmente o come gruppo. È questo legame e tutto quello che abbiamo fatto insieme che mi porterò dentro e che difficilmente dimenticherò. Dopo la maturità inizia una nuova parte della vita, sia essa il lavoro o l’università. Da quello che è stato il nostro percorso dobbiamo cercare di portarci sicuramente le nozioni e gli insegnamenti che ci serviranno nel lavoro o nel continuo degli studi, ma anche delle passioni che potremmo aver scoperto e maturato e che non vanno lasciate. Dobbiamo portarci dietro un metodo di lavoro, la capacità di cooperare e la curiosità che ci dà una spinta in più.
Nicola: Gli anni della scuola sono stati anni di semina, anche se me ne sono reso conto più tardi. Studiavo con impegno (quasi sempre!) e ho avuto l’occasione di appassionarmi alla scuola e alle discipline che ora insegno. In qualche modo la scuola mi ha consentito di scoprire la mia chiamata che poi è diventata un cantiere di vita. …e spesso mi accorgo che l’esperienza del MSAC è stata preziosissima per imparare a guardare alla scuola con occhi attenti e pensanti.
Come prendersi cura del proprio futuro una volta terminata la maturità?
Samuele: Ognuno di noi ha i suoi tempi. La maturità è la conclusione di un percorso ed è un passaggio quasi obbligato. Finita quella ognuno deve sentirsi libero di prendersi una pausa prima del nuovo percorso universitario o lavorativo. Dobbiamo capire che tipo di maturità ci serve e vogliamo avere per andare avanti. La scuola ti prepara a tante cose, ma non a tutto. Sta a noi capire se siamo maturi e pronti a vivere questa nuova parte della vita.
Nicola: Ogni studente negli anni scolastici scopre le proprie passioni come i limiti, impara a curare i propri interessi, a gestire il proprio tempo, ad essere responsabile dei propri impegni: è questo il bagaglio fondamentale che lascia la scuola, un’esperienza che abbraccia tutta la vita del ragazzo prima che la sfera culturale. Diventi maturo non perché conosci tutto il programma svolto a scuola, ma perché hai abitato da protagonista la tua storia e hai imparato ad imparare dentro ogni esperienza. Più che delle nozioni è importante avere cura di sé stessi e di quello che si è appreso nel tempo della scuola. È questo il tempo in cui hai scoperto delle passioni e hai appreso un metodo di studio che diventano un trampolino importante per progettare il tuo domani, già oggi.
Quanto la scuola italiana contribuisce a formare dei cittadini responsabili?
Samuele: Secondo me la preparazione della scuola è spesso troppo nozionistica. Ci fornisce alcuni elementi che possono contribuire nel formarci come cittadini responsabili e consapevoli, ma sono pochi. I programmi scolastici sono veramente ampi e levano a volte il tempo a quelli che potrebbero essere elementi più utili nella vita. Va migliorato il modo in cui si fa l’educazione civica e bisognerebbe valutare altre tematiche che vengono trascurate, ma che se trattate sarebbero ottimi strumenti nella formazione dei cittadini.
Nicola: Il tempo della scuola è già esercizio di cittadinanza: abitare gli organi collegiali, imparare a relazionarsi con i coetanei e gli adulti, maturare la consapevolezza essere in relazione con il vicino come con il lontano …sono tutte esperienze in cui lo studente è già cittadino, portatore di diritti e di doveri. Tuttavia penso si possa lavorare sempre meglio per rendere ogni ragazzo sempre più consapevole e appassionato alla polis! Da docenti non smettiamo mai di imparare qualcosa, proprio per questo lavorare a scuola è il lavoro più bello del mondo!
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