Crisi della parrocchia. O meglio, cammino “accidentato” delle comunità ecclesiali nella Chiesa in uscita – per dirla con papa Francesco – in un percorso non privo di ostacoli ma entusiasmante, che porterà a un rinnovamento pastorale delle Chiese locali. Parrocchia cercasi.
Siamo nel tempo del Sinodo. Un tempo profetico e coraggioso voluto in particolare da papa Francesco, che spinge tutti i fedeli laici impegnati nell’annuncio missionario a un lavoro di ascolto con i pastori. La parrocchia, le parrocchie presenti nel mondo e in Italia, dovrebbero vivere già oggi dentro questa volontà di cambiamento e rinnovamento spirituale.
Ma, siamo davvero pronti ad accettare il cambiamento? I problemi sono sul tappeto, specie dopo la pandemia, che ha acuito alcuni processi di crisi già in atto da anni. Il calo delle vocazioni del clero e degli istituti religiosi. Con la conseguente difficoltà a formarsi nei seminari tradizionali. Il ruolo delle donne nella Chiesa del futuro-presente. E dei laici in generale, che vorrebbero vivere compiutamente nella parrocchia una delle più grandi rivoluzioni conciliari spesso disattesa però nei fatti, e cioè quella parola così cara al lessico della buona battaglia: condivisione. La pastorale dovrà gioco forza aggiornarsi e reinventarsi in un’ottica di condivisione tra laici e pastori. E poi la liturgia e il sacro, con tutto il suo carico di segni che fanno fatica a interessare soprattutto le giovani generazioni.
Alcuni dati sul calo delle vocazioni
Secondo l’Annuarium statisticum ecclesiae 2021, redatto dall’Ufficio centrale di Statistica della Chiesa assieme all’Annuario pontificio 2023, i sacerdoti nel mondo sono ulteriormente calati dello 0,57% arrivando a 407.872 unità, con una riduzione di quelli religiosi pari a più del triplo di quelli diocesani. Un andamento contrastante: se il numero di sacerdoti si è ridotto in Europa e in America, non è così per Africa. Globalmente, essi sono presenti per il 39,3% in Europa, con una quota in continua diminuzione, il 29% in America, il 30,3% tra Africa e Asia e poco più dell’1% in Oceania.
Diversi i dati riguardanti i diaconi permanenti. Tra il 2020 e il 2021 sono aumentati dell’1,1%, passando a 49.176 unità. L’incremento si è verificato in ogni continente, con l’Europa e l’America che rappresentano oltre il 97% della sua consistenza mondiale. Rimane, infine, la decrescita globale dei seminaristi maggiori, sia diocesani che religiosi: una flessione dell’1,8% che li ha portati a 109.895 individui, con una decrescita pronunciata in Europa e in America del Nord pari addirittura al 5,8%.
E in Italia?
Venendo in Italia, interessante un dato: su 25mila e 494 parrocchie i sacerdoti secolari sono 26mila e 369, quelli regolari 11mila e 682 e 4mila e 763 i diaconi permanenti. Tendenzialmente abbiamo dunque un sacerdote e mezzo a parrocchia. Un dato facilmente riscontrabile sia nelle parrocchie di periferia che di città e che rende la “solitudine del sacerdote”, uno degli aspetti più rilevanti del passaggio epocale in atto.
Secondo Franco Garelli, docente emerito di Sociologia all’Università di Torino, il dato più preoccupante è l’invecchiamento: «I preti con oltre 80 anni erano il 4,3% nel 1990; sono il 16,5% nel 2019; i preti con meno di 40 anni erano il 14% nel 1990; oggi sono non più del 10%». L’età media dei preti diocesani è passata dai 57 anni del 1990 ai 60 anni nel 2010, ai 61 anni nel 2019 con un inarrestabile processo di invecchiamento».
La Chiesa che sogniamo
In questo quadro in rapida evoluzione, la parrocchia-famiglia piccola chiesa, per usare una bella espressione di Carlo Carretto, ma anche la parrocchia centro della comunità territoriale, dispensatrice sì di sacramenti ma anche tessitrice di amicizia, solidarietà condivisa con il proprio territorio, tempio per la liturgia e oasi per la spiritualità, ha da sempre rivolto verso di sé lo sguardo appassionato dell’Azione cattolica. Nella parrocchia l’Ac ha sempre consolidato la sua opzione preferenziale per esprimere al meglio la sua vocazione missionaria.
Uno sguardo che oggi va oltre. Oltre le dinamiche, a volte chiuse, delle comunità di appartenenza. Oltre i «così si fa da sempre» che sentiamo spesso dire nei luoghi della pastorale, dove invece andrebbero lasciate le finestre aperte per desiderio di vento nuovo. Uno sguardo verso una parrocchia prossima, quella della porta accanto, del pianerottolo di casa, del mercato giù in piazza, della tenerezza e dell’abbraccio, quella non necessariamente coincidente con le aule del catechismo e dell’oratorio, che sa tessere gomitoli di alleluja. Che genera bene comune.
L’incontro di agosto
È questo il senso dell’Incontro nazionale delle Presidenze diocesane dal titolo, La Chiesa che sogniamo. Un cantiere sinodale per un’estate eccezionale, che si terrà dal 24 al 27 agosto prossimi a Castel Gandolfo (Rm). Vuole essere un’esperienza di fraternità e di formazione come laici cristiani e come responsabili associativi che ancora oggi scelgono la parrocchia come luogo privilegiato dell’impegno ecclesiale.
Tanti ospiti (tra i contributi, segnaliamo due donne: la teologa pastora della Chiesa evangelica battista, Lidia Maggi, e Antonella Sciarrone Alibrandi, sottosegretaria al Dicastero per la cultura e l’educazione. Ma accompagneranno le riflessioni anche padre Bernardo Gianni, abate dell’Abbazia di San Miniato, il presidente di Ac, Giuseppe Notarstefano, oltre all’intervista “dal vivo” con il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, per scaricare il programma dettagliato clicca qui)) per comprendere quali cambiamenti ecclesiali e sociali stanno caratterizzando il nostro tempoe in che modo i laici di Ac possano continuare a portare frutto nella vita delle comunità ecclesiali e delle città.
Sarà un’occasione per fare esperienza di Chiesa sinodale, vivendo con una rappresentanza dei nostri Pastori dei “cantieri sinodali” per ripensare insieme la vita ecclesiale delle nostre diocesi.
Quattro aspetti dell’essere laici di Ac
Sarà un percorso che attraverserà quattro aspetti dell’essere laici di Ac nella Chiesa di oggi: la gratitudine al Signore per la nostra esperienza di fede, il radicamento in Cristo e nel territorio, il prendersi cura della Chiesa e dei fratelli, la generatività.
In un momento storico in cui i gruppi di Ac si incamminano verso una Chiesa in uscita, il prendersi cura dell’Altro, chiunque esso sia, contiene già in sé processi generativi di tenerezza spirituale, di coraggio pastorale e di gesti concreti di bene comune. In questo senso la parrocchia, la parrocchia che da subito iniziamo a vivere oggi, non è più solo la casa dello Spirito, ma anche la dimora dove si è fratelli tutti. E dove si impara a vivere la cittadinanza solidale.
Proprio a partire da questi quattro aspetti e con lo sguardo teso al futuro, l’incontro sarà una tappa fondamentale nel cammino di preparazione alla XVIII Assemblea nazionale che si svolgerà nella primavera del prossimo anno.
Per stare insieme, da laici cristiani, nella città dell’uomo. E per immaginare, con le parole e i gesti dell’oggi, un Vangelo che serve il Paese e la Chiesa con profezia e sorriso.
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