Il 23 maggio del 1992 il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani vengono uccisi dalla mafia a Capaci, lungo l’autostrada che da Trapani porta a Palermo.A distanza di 57 giorni, il 19 luglio, un’altra strage scuote le coscienze: in via D’Amelio muoiono il giudice Paolo Borsellino e i poliziotti Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina.Le stragi di Capaci e via D’amelio segnano un prima e un dopo nella storia del nostro Paese e della nostra terra di Sicilia e, con il trascorrere del tempo, sono diventate simbolo della lotta per la giustizia e la legalità, poiché hanno segnato con il sangue la via del riscatto civile.
Oggi, a distanza di trent’anni, rappresentano un segno dell’impegno educativo quotidiano per il rispetto della persona, delle regole e in generale del principio di legalità, che passano attraverso la crescita morale e umana della società. In tale contesto, la comunità cattolica italiana, nel suo insieme, ha sempre più consapevolmente assunto la gravità del fenomeno mafioso: “Non è possibile mobilitare il Mezzogiorno senza che esso si liberi da quelle catene che non gli permettono di sprigionare le proprie energie“. Lo hanno affermano nel 2010 i vescovi italiani nel documento su Chiesa e Mezzogiorno, stigmatizzando le “mafie che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud”. Ricorda il documento Cei che “La criminalità organizzata non può e non deve dettare i tempi e i ritmi dell’economia e della politica meridionali, diventando il luogo privilegiato di ogni tipo di intermediazione e mettendo in crisi il sistema democratico del Paese”.
Invero, la mafia si configura non solo come un gravissimo reato, ma anche come un disastroso deficit culturale e, conseguentemente, un clamoroso tradimento della storia siciliana.
Sono numerosi i testimoni immolatisi a causa della giustizia: magistrati, forze dell’ordine, politici, sindacalisti, imprenditori e giornalisti, uomini e donne di ogni categoria. I loro nomi costituiscono una sorte di triste litania, troppo lunga per essere recitata a memoria. Ma sentiamo il dovere di ricordare tutte le vittime di mafia e gli eroi della legalità che, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno offerto un preziosissimo contributo affinché la vita di tutti noi migliorasse e si affrancasse dalla morsa di un potere abusivo teso ad ipotecare la vita di intere comunità, a ricattare le coscienze di tanti e ad inquinare la politica e la pubblica amministrazione, ad attentare al bene comune, a rubare dai cuori degli onesti la speranza di un futuro migliore.
Tra le «luminose testimonianze» ricordiamo anche don Pino Puglisi, e il giudice Rosario Livatino. E proprio l’incontro di Papa Giovanni Paolo II con i genitori anziani del giovane giudice assassinato per mano della mafia, che causò profondo turbamento al Santo Padre e nello storico discorso ad Agrigento, il 9 maggio 1993, concluse con l’indice puntato verso il cielo: «Lo dico ai responsabili: convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio». In quel discorso, San Giovanni Paolo II, rivolgendosi direttamente ai “colpevoli” e ai “responsabili” della cancrena mafiosa che da decenni toglieva pace ai siciliani, ha utilizzato parole che rappresentavano un accorato appello alla conversione, proponendo una disamina attenta del fenomeno mafioso definendolo “civiltà della morte”. Oggi, da quel richiamo, franco e severo, abbiamo l’obbligo di riscoprire l’importanza del respiro pedagogico in esso contenuto, capace di far crescere generazioni di credenti, che riscoprano la pietà popolare come riserva di valori da custodire e incrementare, per dare adito ad un nuovo umanesimo in cui emerga l’intreccio fra il divino e la coscienza umana.
L’Azione Cattolica di Palermo è sempre stata attenta e sollecita nel favorire processi e percorsi atti a promuovere la cultura della legalità, collaborando con le numerose associazioni che operano tra le maglie del tessuto urbano e che sono presenti sul territorio, per aiutare la cittadinanza ad uscire fuori dalla mentalità mafiosa, creare occasioni e gesti concreti che abbiano la finalità di sensibilizzare sulla presenza delle mafie nella nostra città e, altresì, diffondere l’educazione alla legalità. Invero, l’educazione alla legalità si pone non soltanto come premessa culturale indispensabile per diffondere la cultura della legalità, ma anche come sostegno operativo quotidiano, poiché soltanto se l’azione educativa che l’Azione Cattolica persegue, sarà radicata saldamente nelle coscienze e nella cultura dei giovani, essa potrà acquisire caratteristiche di duratura efficienza e di programmata risposta all’incalzare temibile del fenomeno criminale.
In tale contesto, l’Azione Cattolica palermitana, ha rivolto una particolare attenzione all’organizzazione delle giornate di sensibilizzazione alla legalità e giustizia, in occasione del 23 maggio e del 19 luglio, partecipando attivamente sia alle celebrazioni cittadine che ad alcuni appuntamenti realizzati dall’associazione diocesana. Tra le numerose iniziative possiamo annoverare: l’incontro con il magistrato Mario Conte presso il “Palab”; l’incontro organizzato presso la biblioteca dell’Associazione “Balate” con il magistrato Vittorio Teresi e l’incontro con il magistrato Nino Di Matteo presso il teatro dell’Educandato “Maria Adelaide”.
Inoltre, particolarmente interessanti sono risultate le esperienze di accoglienza di alcuni soci provenienti dall’Ac di altre diocesi: Milano, Ferrara, Padova, Reggio Calabria ai quali sono stati proposti percorsi di legalità sulle orme di Pino Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, organizzati con la collaborazione dei volontari della Parrocchia San Gaetano di Brancaccio, il Centro Padre Nostro ed il Centro Studi Paolo e Rita Borsellino. Giornate intense di confronto e condivisioni che hanno permesso di fare emergere il bello e il buono della nostra terra.
In occasione degli incontri appena ricordati e di altre azioni concrete messe in atto con progetti specifici, è maturato il desiderio di inoltrare una formale richiesta per ottenere in comodato d’uso un bene confiscato alla mafia, ovvero un luogo simbolico dove potere “discernere, progettare e programmare” iniziative socio-culturali ed ecclesiali. Questo sogno è diventato realtà grazie alla sensibilità dimostrata dall’amministrazione comunale palermitana, che ha concesso all’Azione Cattolica diocesana i locali posti a piano terra della Villa in via Bernini, all’interno del residence dove risiedeva il boss Totò Riina e dove venne arrestato dopo tanti anni di latitanza. Abbiamo deciso di denominare il Centro “Semi di Speranza” ed è stato inaugurato alla presenza del presidente nazionale Ac Matteo Truffelli il 17 ottobre 2019. Semi di speranza perché, abbiamo voluto ricordare tutte le piccole e fruttuose azioni che l’Ac di Palermo ha realizzato e continuerà a realizzare, al fine di seminare speranza e formare quella comunità di credenti, capaci di testimoniare e vivere il Vangelo nella quotidianità della vita.
E, con questo spirito, anche quest’anno in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio saremo presenti alle diverse iniziative cittadine già in programma dal 18 al 23 maggio e, in particolare, a quelle di lunedì 23 p.v. aventi ad oggetto il raduno al Foro Italico alle 10.30 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e il raduno nel pomeriggio presso l’albero di Falcone in via Notarbartolo. Altre giornate sono già state programmate direttamente da noi con la collaborazione di altre associazioni:
– Martedì 24 maggio presso la sede della scuola dei mestieri in corso Re Ruggero, 2 in collaborazione con Euroform e il Centro studi Paolo e Rita Borsellino si svolgerà la giornata “Cultura e Legalità;
– Martedì 7 giugno presso il Centro “Semi di Speranza” si svolgerà l’incontro “Le due stragi che hanno cambiato la storia d’Italia” in collaborazione con le Acli di Palermo;
– Giovedì 7 luglio presso il Centro “Semi di Speranza” si svolgerà “l’aperitivo della legalità” con il Centro studi Paolo e Rita Borsellino.
Auspichiamo che le predette iniziative siano dei semi di speranza che possano far germogliare e diffondere un’autentica cultura dei valori cristiani e civili e una generale consapevolezza della reciprocità fra soggetti dotati della stessa dignità e che possano essere generative di condizioni quali libertà, solidarietà, sicurezza da perseguire e, una volta conquistate, da proteggere. Perché come ebbe a ricordare Giovanni Falcone: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”
Giuseppe Bellanti (presidente) e Katia Lo Monaco (consigliera) dell’Ac diocesana di Palermo
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