10 maggio 1997, dalla curva nord dello stadio Olimpico di Roma, trenta mila giovani di Azione Cattolica, al termine di un anno di formazione comune, lanciano all’Italia il loro messaggio: il futuro appartiene alla pace! C’era il sole, come lo avevamo sognato, come avevamo pregato, in tanti giorni e notti di preparazione. L’incontro è tante cose: la fiera che abbraccia la corona dello stadio mostrando la ricchezza e la vitalità delle AC regionali, stand ripieni di gadget e prodotti locali, una curva immensa di volti, colori, striscioni e canti che ondeggia all’unisono, è energia pura. La parola dei testimoni – Rita Borsellino, Erri De Luca, il premio Nobel per la pace, Mons. Bello, e altri ancora – che raccontano i ponti del dialogo tra uomini, culture, religioni.
Il presidente della Repubblica con il distintivo dell’Azione Cattolica sulla giacca, che lancia un appello agli italiani: ”Amiamo questa Italia con le opere, con l’onestà, con l’impegno quotidiano, con il rispetto delle leggi, con il rispetto degli altri, con la solidarietà verso i più deboli”.
Il Papa che si collega da una Beirut ancora ferita dalla guerra, dove si è recato, per uno storico viaggio, ad esortare i giovani nel coltivare riconciliazione e speranza. E poi, il silenzio irreale che, all’imbrunire, scende improvviso: trenta mila voci tacciono per lasciare spazio alla Parola, per far salire una sola voce di preghiera. È il momento più intenso.
Infine, è festa pura, come la sanno fare i giovani, con il “concerto per Gerusalemme”, città simbolo della difficoltà e della necessità del dialogo, scelta come icona del cammino di preparazione. Sul grande palco ai piedi della curva si alternano, per ore, cantanti vecchi e nuovi: Branduardi, Spagna, Ladri di Biciclette, Gatto Panceri e tanti altri. Musica e balli accendono la notte dell’Olimpico e anticipano la celebrazione del giorno dopo a San Paolo.
Negli occhi e negli orecchi di tutti i giovani del ‘97 era ancora presente la guerra dei Balcani, si era consapevoli che la pace non è cosa scontata, ma un ponte fatto di pietre tenute su, una ad una, da tante mani, un arcobaleno che può unire distanze, solo se ciascuno muove il proprio passo verso l’altro.
Questo pezzo non è un “Amarcord”, non è la celebrazione di un bel momento. È memoria di un impegno per la pace che chiediamo ai giovani di AC di raccogliere per l’oggi, come testimone da portare verso il futuro. La guerra, per triste coincidenza, è ancora qui, presente nel nostro continente. E allora, cari giovani, tornate a chiedere, con voce forte, il diritto ad un futuro di pace, è questo il tempo per “Ponti e Arcobaleni”, il vostro tempo. Non lasciatelo scappare.
Daniela Storani, Berardino Guarino, vicepresidenti per il settore giovani di AC 1995-1998
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