La Presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana esprime la sua vicinanza e il suo cordoglio alle famiglie dei cinque operai morti a Casteldaccia, in provincia di Palermo, e alle tante famiglie italiane che negli anni hanno visto i loro cari perdere la vita sul posto di lavoro. Partecipiamo al dolore delle famiglie e le sosteniamo con l’affetto e la preghiera. Tutta l’Associazione si sente vicina a tutti i lavoratori e alle loro realtà rappresentative impegnate quotidianamente nella difesa della dignità di un lavoro che spesso è causa di lutto.
Denunciamo la carenza di tutela e di misure di prevenzione da parte di soggetti pubblici e privati, sottolineando come i fatti di Casteldaccia ripropongano l’imperativo assoluto di interventi e controlli stringenti per la sicurezza sul lavoro e per spezzare la drammatica catena di morti bianche.
Sarebbe già un buon inizio se si cominciasse ad applicare sul serio il Decreto Legislativo 81/08, che regola la salute e la sicurezza sul lavoro e che prevede tra l’altro una formazione più vicina alle attività lavorative delle imprese e non soltanto una formazione teorica, in modo da aiutare le stesse aziende a prevenire il rischio di incidenti.
Come il Movimento Lavoratori di Ac ha ricordato più volte c’è la necessità di piani di sicurezza e interventi standardizzati che le aziende dovrebbero implementare per legare di più la sicurezza alle attività produttive. Occorre inoltre un impegno a ridurre la distanza tra chi fa impresa e chi può aiutare gli imprenditori – a partire dai vari istituti di ricerca specializzati – ad elaborare in modo semplice delle azioni di sicurezza efficaci e di controllo dell’effettiva applicazione di queste. Occorre far crescere una cultura della sicurezza, a partire dalla consapevolezza condivisa che investire in sicurezza non è un costo ma un investimento sul futuro dell’azienda e dei suoi lavoratori.
È necessario ridare dignità al lavoro e ai lavoratori. Una comunità nazionale non può prescindere da questo. Non può ignorare il suo stesso dettato costituzionale. Tutti devono fare la loro parte, perché tutti sono responsabili della sicurezza dei lavoratori.
Qualcuno però lo è più degli altri. È dunque necessario passare con prontezza dalle denunce ai fatti concreti, agli investimenti precauzionali, alle verifiche e ai controlli. Tutti i soggetti devono fare la loro parte, con un supplemento di responsabilità; ma è dagli imprenditori in particolare che si attendono quelle provviste e quelle innovazioni strutturali che sole possono garantire il successo degli altri interventi.
La vita è sacra, e distintamente lo è quella impegnata sul lavoro duro e rischioso. «Dobbiamo sentire queste morti, far nostro questo dolore – ha scritto l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice -, sentirlo nelle nostre viscere (…). Dobbiamo cambiare tutti. Non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro».
Come ci ha ricordato papa Francesco, incontrando lo scorso settembre l’Associazione che riunisce mutilati e invalidi del lavoro: «La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo: ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi».
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