Il prossimo 15 maggio è una data che tanti già si sono segnati sul calendario. Charles de Foucauld, il “fratello universale”, sarà proclamato santo. Non è stato un cammino breve, quello verso la santità riconosciuta dalla Chiesa. Ma certamente atteso, desiderato e infine pregato da una moltitudine di credenti e non, insieme alla sua famiglia spirituale che racchiude venti congregazioni e associazioni ecclesiali. Una testimonianza profetica quella di fratel Charles che ha fatto breccia nel cuore di molti, e non da oggi (l’articolo completo, con approfondimenti su Casa San Girolamo e l’associazione che contiene le famiglie religiose che si richiamano al messaggio di Charles de Foucauld, è presente nel numero 2 di Segno nel Mondo, a questo link ).
Il processo di beatificazione si aprì nel lontano 1927 e la fase diocesana fu chiusa nel 1947. Nonostante la sua morte violenta possa far pensare a un martirio, il percorso seguito fu quello per il riconoscimento delle virtù eroiche. Nel 2001 san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto che dichiarava venerabile fratel Charles. Il miracolo per la beatificazione avvenne per opera di una donna che era stata colpita da un tumore osseo alla metà degli anni ottanta. Suo marito chiese espressamente l’intercessione del “fratello universale”: da quel momento, le ossa della moglie guarirono. Il processo sul miracolo si svolse nella diocesi di Milano, sotto cui si trovava la coppia. Papa Benedetto XVI lo proclamò beato il 13 novembre 2005. E la memoria liturgica del beato Charles de Foucauld, per la diocesi di Viviers (dove fu ordinato sacerdote) e la famiglia spirituale che a lui si ispira, cade il 1° dicembre, giorno della sua nascita al Cielo.
Ma chi era Charles de Foucauld?
Il visconte Charles de Foucauld (frère Charles di Gesù) nasce a Strasburgo in Francia il 15 settembre 1858, da famiglia aristocratica. Orfano a sei anni, viene allevato, assieme alla sorella Marie, dal nonno paterno, il colonnello Charles de Morlet. Durante l’adolescenza andrà progressivamente allontanandosi dalla fede e intraprende presto la carriera militare. È conosciuto per il suo gusto del piacere e della vita facile, ma soprattutto per una pericolosa esplorazione del Marocco (1883-1884) che gli procura grande fama e gli riconquista la stima dei suoi. Interpellato dalla fede dei musulmani, va alla ricerca di Dio, e accompagnato con saggezza dalla cugina Marie de Bondy, incontra un sacerdote, l’abbé Huvelin (1886), ritrovando la fede. Charles ha 28 anni. Scrive: «Appena ho creduto che Dio esiste ho capito che non avrei potuto fare altro che vivere solo per lui». Per seguire Gesù si fa monaco trappista (1890-1896), poi vive da eremita presso le monache Clarisse di Nazareth (1897-1900). Dopo un lungo periodo di discernimento accetta di essere ordinato prete (1901).
I tre anni trascorsi a Nazareth costituiscono il periodo fondamentale dell’itinerario spirituale di Charles de Foucauld. Sprofondato nel silenzio e la solitudine intuisce il mistero del «lungo periodo della vita silenziosa di Gesù a Nazareth». Da questo momento non parlerà più di “Gesù di Nazareth” (quale oggetto della fede) ma di “Gesù a Nazareth”. Dopo un soggiorno nell’oasi di Béni Abbès, si spinge più a sud, fino a Tamanrasset e sulle montagne dell’Hoggar e si stabilisce tra i Tuareg. Là vive “la sua Nazareth” da monaco, missionario, sacerdote e sacrestano in un desiderio continuo di essere davvero il “fratello universale” tra i più piccoli, i più poveri e i non cristiani. È lì che inizia un cammino spirituale, solo, nel deserto del Sahara, sullo stile di Nazareth, basato sulla preghiera, il silenzio, il lavoro manuale e l’assistenza ai poveri. Nel romitorio accoglie i poveri della regione e studia la lingua dei Tuareg, proprio per agevolare il lavoro dei futuri missionari, lasciando in eredità scritti di una profondità spirituale unica che furono, poi, riscoperti negli anni a venire. Sicuramente fu un anticipatore del dialogo interreligioso visto soprattutto in una prospettiva di pace e liberazione dei popoli. Viene ucciso da un gruppo di predoni, la sera del 1° dicembre 1916.
L’eredità spirituale
Charles de Foucauld non ha mai fondato nessun ordine religioso, pur delineando le prime regole, ma certamente ha contribuito a far nascere, a causa della sua testimonianza profetica, diverse comunità religiose che a lui fanno riferimento. Appartenere alla famiglia spirituale di Charles de Foucauld significa optare per una “piccola” Chiesa, una Chiesa “domestica”, che prega e accoglie, spesso a servizio delle periferie più lontane, dei poveri ed emarginati di ogni luogo. Charles de Foucauld è il “fratello universale” che è accanto a chiunque abbia bisogno di aiuto, senza distinzioni di razza, religione e classe sociale.
Attualmente vi sono 20 gruppi approvati ufficialmente dalla Chiesa, che insieme costituiscono l’Associazione Famiglia Spirituale Charles de Foucauld. Tra le comunità religiose più note ci sono i Piccoli Fratelli di Gesù fondati nel 1933 a El-Abiodh, in Algeria, da padre René Voillaume, e le Piccole Sorelle di Gesù, fondate da sorella Magdeleine Hutin, nel 1939. In particolare vanno ricordati i Piccoli fratelli di Jesus Caritas residenti all’abbazia di Sassovivo in Foligno e i Piccoli fratelli del Vangelo. L’esperienza che è stata più visibile in Italia è stata quella incarnata da Carlo Carretto, che, tra il 1965 e fino alla fine degli anni ottanta, fondò a Spello una comunità religiosa che per molti anni fu il fulcro di quanto di buono veniva sperimentandosi riguardo l’accettazione del Concilio Vaticano II. Il convento di San Girolamo a Spello divenne in quegli anni il luogo e la casa dove si sperimentava il rinnovamento della liturgia e della pastorale, attraverso un’armonica visione spirituale che metteva insieme creato e Bibbia, fragilità umana e desiderio del bello, lavoro e preghiera.
Il messaggio del “fratello universale” Charles de Foucauld è oggi di estrema attualità. Le periferie dell’umanità, le fragilità dell’esistenza umana, la povertà nel mondo sono d’altronde i temi cari al pontificato di Francesco, che ha voluto non a caso citare Charles de Foucauld a conclusione della sua recente enciclica sulla fraternità universale.
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