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Per la pace servono politica e profezia - Azione Cattolica Italiana Arcidiocesi di Palermo

Per la pace servono politica e profezia

«Perché ci sia pace, abbiamo bisogno di politica e profezia e di costringere la politica ad essere all’altezza della profezia, e a non fare affari. Vi ringrazio perché molte delle vostre realtà stanno sul campo, nei tanti pezzi di guerra e non si sono arrese»: così il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, intervenendo, lo scorso sabato pomeriggio, all’incontro “Le armi nucleari e l’Italia. Che fare?”. Promosso da Acli, Azione Cattolica, Comunità Papa Giovani XXIII, Movimento dei Focolari e Pax Christi, tra i primi firmatari dell’Appello per chiedere l’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari, ad oggi sostenuto da una rete di circa 80 associazioni e organizzazioni del mondo cattolico, movimenti ecumenici e non violenti su base spirituale. A coordinare gli interventi, il segretario generale dell’Ac, Michele Tridente.

IL VIDEO dell’Incontro

Non è da stupidi o ingenui parlare di pace e disarmo

«Non è da stupidi o ingenui parlare di pace e disarmo. Anche nella terribile guerra in Ucraina che tra poco toccherà un anno – ha sottolineato il presidente dei vescovi italiani -. Non dimentichiamo che c’è un responsabile e c’è una vittima, e che c’è la logica della legittima difesa. Ma come ci sforziamo di aiutare l’aggredito dobbiamo avviare proporzionalmente un gigantesco sforzo per la pace. Le realtà sovranazionali, come le Nazioni Unite, che tanto sono state umiliate in quest’ultimo anno, hanno ancora tanto da dire sulla via della diplomazia». «Non bisogna permettere – ha ricordato il card. Zuppi citando Henry Kissinger – che l’uso di armi nucleari diventi convenzionale, si normalizzi, non solo per il risultato immediato ma per le conseguenze».

Ci stiamo avvicinando al baratro della guerra totale

Una via quella diplomatica invocata trasversalmente in tutti gli interventi. Così come la considerazione che la pace non è un fatto dei cattolici: «Dobbiamo rilanciare il dibattito pubblico, in questo momento storico in cui ci stiamo avvicinando al baratro della guerra totale. Portiamo nei dibattiti e ricordiamo al Governo le conseguenze che l’uso delle armi atomiche potrebbe avere in particolar modo sulle città», l’impegno proposto da Patrizia Giunti, presidente della Fondazione Giorgio La Pira, di Firenze. A fargli eco, Carlo Cefaloni, del Movimento dei Focolari: «Non possiamo accettare nemmeno il riferimento ad armi nucleari ‘tattiche’, quasi fossero un male minore. Alle persone che legittimamente chiedono protezione e difesa non possiamo stancarci di proporre soluzioni alternative all’accentuarsi dei conflitti e al pericolo nucleare. Sosteniamo, dunque, la campagna #ItaliaRipensaci per chiedere al nostro Paese la firma del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari».

Senza la pace davvero tutto è perduto

«L’Italia deve avere un ruolo guida sulla politica del disarmo e della costruzione della pace»: è la conclusione auspicata dai presenti all’incontro della rete delle realtà cattoliche ed ecumeniche contro le armi atomiche nei conflitti. Questo significa impegnarsi a rilanciare nelle diocesi e nelle parrocchie l’impegno contro le armi nucleari. Significa non stancarsi nel denunciare che la più grande struttura dell’ingiustizia è l’industria della guerra, in quanto è “denaro e tempo al servizio della divisione e della morte”, come ci ricorda papa Francesco. In chiusura, come chiesto dal card. Zuppi: «Facciamo dunque nostro l’appello di Papa Francesco del 2 ottobre scorso, per non abituarci alla guerra. Diceva: “Il mio appello si rivolge al Presidente della Federazione Russa supplicandolo di fermare questa spirale di violenza e di morte. E faccio altrettanto appello al presidente dell’Ucraina che si apra alle proposte di pace. E aggiungo ai responsabili: chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle proprie responsabilità per porre fine alla guerra in corso senza farsi coinvolgere in pericolose escalation”». Se c’è il diritto ad una legittima difesa, va anche considerato legittimo il diritto alla difesa della pace.

Aderiscono alla rete

 Acli, Azione Cattolica Italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi, Fraternità di Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Sermig, Gruppo Abele, Libera, AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), Argomenti 2000, Rondine-Cittadella della Pace, MCL (Movimento Cristiano Lavoratori), Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Città dell’Uomo, Associazione Teologica Italiana, Coordinamento delle Teologhe Italiane, FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), Centro Internazionale Hélder Câmara, CSI (Centro Sportivo Italiano), La Rosa Bianca, MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Ernesto Balducci, Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, Fondazione Don Primo Mazzolari, Fondazione Don Lorenzo Milani, Comitato per una Civiltà dell’Amore, Rete Viandanti, Noi Siamo Chiesa, Beati i Costruttori di Pace, Associazione Francescani nel Mondo aps, Comunità Cristiane di Base, Confcooperative, C3dem, MEC (Movimento Ecclesiale Carmelitano), AIDU (Associazione Italiana Docenti Universitari Cattolici), Arca di Lanza Del Vasto, Fondazione Magis, UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi), IPRI-CCP (Istituto Italiano Ricerca per la Pace-Corpi Civili di Pace), AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), Ordine Secolare Francescano OFS, FESMI (Federazione Stampa Missionaria Italiana).
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