«Esistono molte interminabili discussioni che riguardano il ruolo di pubblico e privato nell’ambito del Servizio sanitario nazionale (Ssn), un bene straordinario che dobbiamo preservare a ogni costo per i nostri figli e le successive generazioni. Con il tempo il privato ha preso un ampio spazio rispetto alla fondazione del Ssn nel 1978. Doveva essere un appoggio o una integrazione quando il Servizio pubblico non poteva rispondere alla domanda dei cittadini, e invece con il tempo e con ampie differenze regionali il privato è divenuto sempre più importante». Non le manda a dire Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”- IRCCS, il 22 giugno in un fondo sul quotidiano Avvenire. La salute è un diritto fondamentale.
D’altronde, la trasformazione che sta vivendo la sanità pubblica in questi ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. Ed è giunta l’ora di farsi sentire, almeno a livello sociale e comunicativo, se, al contempo, la politica ancora latita.
La manifestazione nazionale della Cgil che si è tenuta a Roma lo scorso 24 giugno, insieme a un’ampia rete di associazioni, laiche e cattoliche, Insieme per la Costituzione, è stata indetta proprio in difesa del diritto alla salute, per il rilancio del Servizio sanitario nazionale, pubblico e universale, e per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Oggi infatti, a causa dei continui tagli e de-finanziamenti al Fondo nazionale, quello alla salute non è più un diritto costituzionalmente garantito ma un diritto finanziariamente condizionato, legato, cioè, alla quota di risorse che ciascuna famiglia è in grado di destinare dal proprio bilancio familiare.
Verso un welfare americano …(purtroppo)
L’elenco delle cose che non vanno è sotto i nostri occhi. Ma anche quelle che funzionano. In molti casi il Ssn accoglie punte di eccellenze nella cura e nella prevenzione, e rimane l’unico presidio pubblico per le emergenze.
Ma i problemi restano. Liste di attesa infinite, ricorso sempre maggiore a prestazioni rese dal privato perché, appunto, negli ospedali pubblici ci si mette sempre molto tempo anche per una semplice radiografia, spostamento di posti letto dal pubblico al privato, intramoenia che aumenta sempre di più.
Sta accadendo, senza una qualche normativa particolare se non il fatto che la sanità pubblica è sotto il controllo burocratico e normativo delle Regioni, un passaggio nemmeno tanto soft da un welfare pubblico di stampo europeo a un welfare privatistico, di stampo molto americano.
Chi ha i soldi, si cura bene. Chi non può permettersi un’assicurazione privata o un reddito sufficiente, non ha accesso a molte delle cure che un sistema sanitario pubblico dovrebbe consentire. In altre parole, in tutto il territorio nazionale va avanti la corsa a privatizzare il Servizio sanitario nazionale, che un tempo era il migliore al mondo e che oggi si trova al diciassettesimo posto. In questo modo ogni giorno tantissimi cittadini, in particolare fragili e a basso reddito, sono costretti a rinunciare alle cure. Proprio oggi che, con i progressi in campo scientifico, la prevenzione medica ha un valore inestimabile. Curarsi prima significa salvare una vita.
Aggrappati alla Costituzione
La salute è, dovrebbe essere, un diritto fondamentale, sia per l’individuo che per la collettività, così come scritto nella Costituzione. «Per questo non ci rassegneremo – scrivono nell’appello di Insieme per la Costituzione – al disegno del governo Meloni che, dietro a una cortina di propaganda, sta procedendo ad una privatizzazione di fatto del nostro Sistema Sanitario Nazionale».
C’è da dire che l’interesse della politica sul Servizio sanitario nazionale non è scemato adesso. Sono anni che la “questione salute” in Italia viene dimenticata dalla politica e demandata esclusivamente al portafoglio della famiglia. E senza uno straccio di riforma sanitaria che interessi davvero tutta la collettività: si ha notizia di qualche novità solo in alcune Regioni particolarmente virtuose sotto questo aspetto.
Allora prendere in mano il progetto di una salute pubblica realmente al centro di un welfare equo e sostenibile, non è più una questione da rimandare ulteriormente. Dovrebbe stare al centro delle politiche del Governo e degli argomenti dell’opposizione. La sanità dovrebbe unire il Paese.
Una questione di solidarietà. E di eguaglianza. Che la nostra Costituzione prevede. E non c’è più tempo da perdere.
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